[MT]Stuart MacBride - La stanza delle torture[Ebook-Pdf-Ita-Thriller]
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Titolo originale: Shatter the Bones
Titolo italiano: La stanza delle torture
Autore: Stuart MacBride
1ª ed. originale: 2011
Data di pubblicazione: 7 marzo 2013
Genere: Romanzo
Sottogenere: Thriller
Editore: Newton Compton Editori
Collana: Grandi tascabili contemporanei
Traduzione: Tino Lamberti
Pagine: 447
Stuart MacBride è nato il 27 febbraio 1969 a Dumbarton in Scozia e cresciuto ad Aberdeen. Ha studiato architettura all'Università a Edimburgo. Ha fatto vari lavori, tra cui l'addetto alle pulizie e lo sviluppatore di applicazioni per l'industria, prima di intraprendere la carriera di scrittore. MacBride ha affermato che il genere che preferisce scrivere è quello fantascientifico; nonostante ciò è diventato famoso con dei romanzi gialli. Infatti proprio grazie alla serie del sergente Logan McRae ha ottenuto un buon contratto editoriale. Inizialmente questo accordo prevedeva la pubblicazione di tre libri riguardanti il sergente Logan; successivamente, vista la popolarità della serie, il contratto è stato esteso a sei libri. Nel 2009 ha firmato un altro accordo che gli permette di scrivere comunque altri due libri su Logan e due romanzi autonomi.
Vive nel nord-est della Scozia con la moglie, Fiona.
Serie con il sergente Logan McRae:
2005 - Il collezionista di bambini (Cold Granite)
2006 - Il cacciatore di ossa (Dying Light)
2007 - La porta dell'inferno (Broken Skin)
2008 - La casa delle anime morte Flesh House)
2009 - Il collezionista di occhi (Blind Eye)
2010 - Sangue nero (Dark Blood)
2011 - La stanza delle torture (Shatter the Bones)
2014 - Vicino al cadavere (Close to the Bone)
2015 - Scomparso (The Missing and the Dead)
2015 - 22 Dead Little Bodies
2016 - In the Cold Dark Ground
Altri romanzi:
2009 - Messaggeri di morte (Halfhead)
2012 - Cartoline dall'inferno (Birthdays for the Dead)
2014 - Omicidi quasi perfetti (A Song for the Dying)
Ancora inediti in Italia:
2008 - Sawbones
Alison McGregor e sua figlia Jenny, di sei anni, sono le star di Aberdeen: il loro talento canoro le ha portate dritte alla semifinale del più seguito reality show nazionale, riempiendo di orgoglio l'intera città. E avrebbero avuto ottime possibilità di vincere se qualcuno non le avesse rapite nel cuore della notte per poi chiedere un riscatto con un videomessaggio. Le regole del gioco sono semplici: i cittadini hanno quattordici giorni di tempo per raccogliere il denaro che consentirà alle loro eroine di tornare a casa sane e salve; se il denaro non sarà sufficiente, Alison e Jenny moriranno; se il messaggio non sarà diffuso dai media, Alison e Jenny moriranno; se l'attenzione del pubblico verrà meno, Alison e Jenny moriranno. L'indagine, affidata al sergente Logan McRae e ai suoi colleghi, si rivela più difficile del previsto e rischia di arenarsi per mancanza di indizi, ma mentre la comunità trattiene il respiro sotto gli onnipresenti riflettori, la polizia comincia a ritrovare pezzi del corpo della piccola Jenny. Appare chiaro che la faccenda, a dispetto del clamore che la circonda, è dannatamente seria, perché quando le luci della ribalta colpiscono una città come Aberdeen, le ombre emergono con tutta la loro forza e più nere che mai.
Incipit:
CAPITOLO 1
«Tre minuti».
«Merda». Il sergente Logan McRae del CID1 di Aberdeen pigiò con la mano sul clacson al centro del volante: all’interno dell’auto il violento blaaaaaah si udì appena, sommerso com’era dalla sirena spiegata e dalla radio che continuava a borbottare. «Togliti dai piedi!», gridò.
«...affinché sappiano che sono sempre nei nostri pensieri. E quindi vi proponiamo Alison e Jenny McGregor, che canteranno per voi “Wind Beneath My Wings”...». Si sentì un’introduzione di violini e poi la canzone cominciò: «Se...».
«Cristo, ancora loro, no!». L’agente CID Rennie spense la radio e si passò una mano tra i capelli biondi impomatati, poi diede un’occhiata all’orologio. «Capo, mi sa che non ce la faremo».
Un’altra strombazzata.
«E muoviti!». L’uomo al volante della Toyota Prius si accostò al marciapiede e Logan spinse l’acceleratore a tavoletta, facendo sgommare l’auto intorno alla Toyota e tenendo il volante così stretto che il palmo della mano sinistra gli faceva male. «Tempo?»
Siamo nell’Inghilterra di oggi, totalmente frastornata dall’eco mediatica di trasmissioni d’ogni genere - tutte poi arrivate anche in Italia - in cui il pubblico sogna di raggiungere un qualsiasi tipo di fama («degli imbecilli si abbassano a fare delle figure di merda, pur di apparire in TV»), chiedendosi come sia stato possibile vivere prima dell’avvento dei reality. In questo mondo di falsa realtà e di antichità moderne i veri poliziotti di Aberdeen devono continuamente confrontarsi con i propri falsi colleghi televisivi («Questo non è un telefilm. Io non posso tirar fuori un DNA da un cappello a cilindro in tempo per gli spot pubblicitari»), arrivando giustamente a far notare che il lavoro investigativo è vanificato dall’eccessivo realismo del mondo televisivo («Ecco cosa succede quando fai vedere in TV i nostri metodi di lavoro... ogni fottutissimo criminale riceve lezioni settimanali su come commettere un reato e farla franca»).
La critica di fondo è chiara, sebbene non certo condivisa dal pubblico: «questa è la vera causa del rapimento di Jenny e Alison McGregor. Se non fossero apparse in TV non sarebbero diventate famose, e se non fossero diventate famose non sarebbero state rapite». I rapimenti, sia ben chiaro, esistevano anche prima dell’avvento della TV-spazzatura, ma il grado di notorietà che questa offre alle persone più disparate - anche minorenni - è innegabilmente amplificato. Così come non è certo una novità che la morte – e la sofferenza - siano oro colato in TV... «Per i media quella tragedia era come una manna dal cielo, offriva loro la possibilità di aizzare le ire dei lettori e dei telespettatori, di stampare e trasmettere notizie e immagini sconvolgenti, salaci e licenziose, tutto con la scusa che i rapitori avrebbero ucciso Jenny e Alison McGregor se loro non lo avessero fatto».
Storie di commissariati di polizia ce ne sono tante, ma la particolarità de La stanza delle torture è che l’autore si aggiorna al mondo moderno e testimonia del cambiamento di ogni più profondo aspetto della società grazie alla (o per colpa della) invasione del mondo televisivo dei reality. Oggi nessun romanzo giallo può esimersi anche solo dal citare il substrato culturale - infarcito di sogni di fama per i quali si è disposti a tutto, e di voglia di guardare in TV i vizi altrui - in cui ogni crimine, anche quello letterario, ormai affonda le radici.
Un’ultima parola va spesa per lodare l’operato di Tino Lamberti, consueto traduttore di MacBride. Non è facile per il lettore italiano navigare nel mare magnum di titoli di reality britannici, nel fiume di cariche della polizia, di nomignoli e di quant’altro appartenga esclusivamente al mondo britannico: l’ingrato compito di Lamberti è stato quello di trasformare il tutto in un testo perfettamente leggibile dal lettore italiano, con dovizia di note esplicative che permettono di non lasciarsi sfuggire alcun particolare della narrazione dell’autore.
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