Fernando Botero - Opere 1949 2003 [tntvillage]

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FERNANDO BOTERO

OPERE - 1949 2003







Giocatori Di Carte, 1989




Titolo: Fernando Botero - Opere
Anno: 1949 - 2003
Genere: Dipinti
Formato: JPG
Cover: -----------
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Fernando Botero

Fernando Botero, nasce il 19 aprile 1932 a Medellín città nelle Ande colombiane.

Le origini

All’età di dodici anni viene iscritto dallo zio, grande appassionato di corride, a una scuola

per toreri, che frequenterà per due anni. I temi prediletti dei suoi primi disegni saranno

ispirati al mondo delle corride. Infatti la sua prima opera conosciuta è l’acquerello di un

torero. Nel 1948 espone per la prima volta nella città natale e inizia a collaborare con “El

Colombiano”, il principale giornale di Medellín, disegnandone le illustrazioni per i

supplementi domenicali.

Le prime influenze

Successivamente si trasferisce a Bogotá, dove conosce alcuni membri dell’avanguardia culturale

colombiana, quali lo scrittore Jorge Zalamea, grande amico di García Lorca. Sono gli anni in

cui il lavoro degli artisti della scuola muralista messicana, come Diego Rivera, David Alfaro

Sigueiros e Josè Clemente Orozco esercita su di lui le prime profonde influenze e sono i

grandi acquerelli di questo periodo, come "Donna che piange" eseguita nel 1949 che rivelano in

particolare l’influenza di Orozco.

I primi viaggi

Vince, con il dipinto "Sulla costa" del 1952, il secondo premio al IX Salone degli artisti

colombiani, organizzato presso la Biblioteca Nazionale di Bogotá: con i 7000 pesos vinti in

quell’occasione parte per l’Europa. Prima tappa è la Spagna. A Madrid si iscrive all’Accademia

San Fernando, dove ha l’occasione di lavorare a stretto contatto con i capolavori esposti al

Prado. Suoi principali referenti culturali in questo periodo sono Goya, Vélasquez, Tiziano e

Tintoretto. Arrotonda i propri guadagni realizzando copie di quadri famosi del Prado. Dopo un

anno di soggiorno a Madrid, parte per Parigi, dove s’installa in un piccolo appartamento sulla

Place des Vosges. L’avanguardia francese lo disillude profondamente e Botero passa tutto il

suo tempo al Louvre a studiare gli antichi maestri.

Il Rinascimento italiano

Dal 1953 al 1954 Botero raggiunge l’Italia e s’iscrive all’Accademia di San Marco di Firenze.

Esegue copie soprattutto di Giotto e Andrea del Castagno. Durante il giorno studia la tecnica

della pittura “a fresco”, mentre di sera lavora a dipinti a olio nel suo atelier in via

Panicale, appartenuto in precedenza a Giovanni Fattori. La sua passione per il Rinascimento

italiano viene ulteriormente stimolata dalle lezioni di Roberto Longhi. Viaggia molto nella

campagna toscana; si reca ad Arezzo, a vedere le opere di Piero della Francesca, e poi a

Siena. Visita anche gli altri centri artistici della penisola, tra cui Venezia e Ravenna.

Le aspre critiche

Nel mese di marzo 1955 rientra a Bogotá con i nuovi lavori realizzati durante il soggiorno

italiano e li espone, due mesi dopo, nella sede della Biblioteca Nazionale. La mostra suscita

aspre reazioni della critica, allora sensibile soprattutto alle tendenze artistiche

predominanti nei circuiti galleristici parigini, attaccandolo severamente.

Grandi cambiamenti

Nel dicembre 1955 si sposa. All’inizio del 1956 la coppia si reca a Città del Messico, dove

nasce il primo figlio, Fernando. È con le opere di questo periodo che Botero scopre per la

prima volta le possibilità di espandere e dilatare il volume delle forme in modo personale.

L'espressionismo astratto

Nel 1957 allestisce la sua prima mostra personale negli Stati Uniti, a Washington. Visita i

musei di New York e scopre l’espressionismo astratto. A maggio ritorna a Bogotá e al X Salone

colombiano riceve il secondo premio.

La nomina di professore

Nel 1958 nasce la figlia Lina. All’età di ventisei anni Botero è nominato professore di

pittura all’Accademia d’arte di Bogotá eserciterà fino al 1960. Inizia ad affermarsi come uno

dei più promettenti artisti del paese. Realizza alcune illustrazioni per La siesta del Martes

di Garcia Màrquez, che verranno pubblicate su “El Tiempo”, il più importante quotidiano

colombiano. Vince il primo premio all’ XI salone colombiano con l’opera "La camera degli

sposi" omaggiato a Mantegna, una libera interpretazione dei famosi affreschi nel palazzo

Ducale di Mantova. Ottiene un notevole successo la sua mostra personale organizzata

nell’ottobre dello stesso anno alla Gres Gallery di Washington: quasi tutte le sue opere

vengono vendute il giorno stesso dell’inaugurazione.

Vélasquez

Nel 1959 al salone colombiano presenta "L’Apoteosi di Ramón Hoyos". Forte in questo periodo è

l’ammirazione per Vélasquez: Botero realizza infatti più di dieci versioni del “Niño de

Vallecas”, dove la tecnica, caratterizzata da pennellate incisive e monocromatiche, risente

dell’influenza dell’espressionismo astratto. Vince un premio Guggenheim e partecipa, con

Enrique Grau, Alejandro Obregon ed Eduardo Ramírez Villamizare, alla V Biennale di São Paulo

in rappresentanza della sua patria.

New York

A Bogotá nasce, nel 1960, il suo secondo figlio maschio, Juan Carlos. Botero viene nominato

rappresentante della Colombia alla II Biennale del Messico. Questa decisione provoca una

violenta opposizione, contro la quale l’artista e molti suoi amici protestano con forza. Per

la terza volta abbandona il suo paese e, con pochissimo denaro, si trasferisce a New York.

Prende in affitto un loft nel Greenwich Village. La Gres Gallery, che fino a quel momento lo

aveva aiutato e sostenuto, chiude. Botero divorzia dalla moglie. Nel 1961 il Museum of Modern

Art di New York, per iniziativa della curatrice Dorothy C. Miller, acquista "Monna Lisa

all’età di dodici anni", ma la sua prima mostra newyorkese, allestita alla galleria The

Contemporaries, viene aspramente criticata.

Lo stile plastico

Nel 1963 si trasferisce nell’East Side. Nel 1964 sposa Cecilia Zambrano e qualche mese dopo

vince il secondo premio del I Salone Intercol dei giovani artisti allestito al Museo de Arte

Moderno di Bogotà. Costruisce una casa a Long Island e a New York affitta un nuovo studio

nella 14a Strada. Lo stile plastico di Botero inizia a emergere in molte opere di questo

periodo, connotate da colori tenui e delicati. Si appassiona all’arte di Rubens e realizza

diversi dipinti ispirati al grande maestro fiammingo. Nel gennaio del 1966 si tiene la sua

prima grande personale europea, a Baden-Baden, in Germania. Anche l’esposizione organizzata lo

stesso anno presso il Milwaukee Art Center è un successo e la rivista “Time” ne riporta una

critica estremamente positiva.

Le sue variabili ispirazioni

Negli anni dal 1967 al 1970 Botero effettua spostamanti tra la Colombia, New York e l’Europa.

Visita l’Italia e la Germania, dove subisce il fascino dell’arte di Dürer. Nascono così i

Dureroboteros, una serie di grandi disegni a carboncino, parafrasi di famosi dipinti del

grande artista tedesco. Contemporaneamente si sente attratto da Manet e Bonnard, e realizza

opere in cui interpreta personalmente gli stilemi di questi protagonisti dell’arte moderna.

Nel marzo 1969 espone al Center for Inter-American Relations di New York.

A Settembre s’inaugura la sua prima personale parigina, alla Gallerie Claude Bernard. Nel 1970

nasce a New York il suo terzo figlio maschio, Pedro. Nel mese di marzo si apre in Germania una

grande mostra itinerante in cinque musei comprendente oltre ottanta opere.

I continui spostamenti

Dal 1971 al 1975 affitta un appartamento nel boulevard du Palais, nell’Ile de la Cité, e

divide il suo tempo tra Parigi, Bogotá e il suo nuovo studio di New York, sulla 5a Strada. Nel

febbraio del 1972 ha luogo la sua prima esposizione alla Marlborough Gallery di New York.

Acquista una casa in Cajica, a nord di Bogotá, dove d’ora in poi trascorrerà un mese all’anno.

Nel 1973, dopo tredici anni, lascia New York per trasferirsi a Parigi.
Realizza le prime sculture. Nel 1973 allestisce la sua prima antologica a Bogotà, con opere

del periodo compreso tra il 1948 e il 1972.

La tragica morte del figlio

Suo figlio Pedro, di quattro anni, muore in un incidente stradale in Spagna. Lo stesso Botero

rimane ferito. Dopo questa tragedia realizza molte opere dedicate alla memoria e all’immagine

del figlio. Nel 1975 si separa da Cecilia Zambrano.

Le sculture

Nel 1976 dopo la grande retrospettiva allestita al Museo de Arte Contemporáneo di Caracas, il

presidente del Venezuela lo decora con l’ordine “Andrés Bello”. Espone ancora alla Galerie

Bernard di Parigi, ma in questi anni Botero si dedica quasi esclusivamente alla scultura. Ne

nascono venticinque lavori, dai temi più svariati: grandi torsi, animali e oggetti

giganteschi. Nel 1977 riceve la Croce di Boyacá dal governo di Antioquia per i servigi alla

Colombia. S’inaugura allo stesso anno la sala dedicata al figlio Pedro al Museo di Antioquia,

dove vengono esposte le sedici opere donate dall’artista all’istituto. In ottobre le sue

sculture vengono presentate per la prima volta a Parigi. L’anno successivo ritorna alla

pittura e trasferisce lo studio di Parigi nella rue du Dragon, vicino all’antica Académie

Julian. Con la moglie Sophia Vari si stabilisce per qualche mese ogni anno a Pietrasanta.

Importanti mostre

Dal 1979 al 1983 importanti mostre retrospettive itineranti vengono realizzate in vari musei

del Belgio, della Norvegia e della Svezia; negli Stati Uniti viene presentata la sua prima

antologica americana all’Hirshhorn Museum di Washington. Nel 1981 vengono organizzate ampie

mostre anche in musei del Giappone, a Tokyo e Osaka. Nel 1983 il Metropolitan Museum acquista

"Danza in Colombia" e Botero illustra "Crónica de una muerte anunciada" di García Márquez per

il primo numero di “Vanity fair”. Lo stesso anno si trasferisce in Toscana, a Pietrasanta,

famosa per le sue cave di marmo, dove lavora alle sue sculture per alcuni mesi all’anno.

Alcune donazioni

Nel 1984 dona alcune sculture al Museo di Antioquia a Medellín, che gli dedica una speciale

sala, e diciotto dipinti al Museo Nacional di Bogotá. In questo periodo si dedica quasi

esclusivamente al tema della corrida. Nell’aprile del 1985 venticinque dipinti che illustrano

le diverse fasi della corrida vengono presentati per la prima volta alla Marlborough Gallery

di New York. Nel gennaio 1986 espone a Caracas, Brema e Francoforte.

Mostre di rilievo

Nel 1987 alla grande retrospettiva organizzata al centro de Arte Reina Sofía di Madrid segue

una mostra tematica itinerante intitolata Corrida, che viene presentata prima al Castello

Sforzesco di Milano e in seguito a Napoli, a Palermo, a Coro (Venezuela) e a Caracas.
Nel 1990 viene organizzata un’ampia antologica alla Fondation Gianadda a Martigny mentre alla

Marlborough Gallery di New York vengono presentate le sculture più recenti.
Nel 1991 espone alla Brusberg Galerie di Berlino, al Forte di Belvedere a Firenze, alla

Marlborough Gallery di Tokyo e al Kunsthaus di Vienna. Il Palazzo delle Esposizioni di Roma

gli dedica una grande retrospettiva comprendente opere dal 1949 fino alle più recenti.
Nel 1992 espone le sue enormi sculture sugli Champs- Elysées parigini e la serie della

Corrida al Grand Palais. L’anno successivo una mostra itinerante è presente ad Avignone e poi

al museo Pushkin di Mosca e all’Ermitage di San Pietroburgo.
Nel 1994 una grande esposizione di sculture monumentali ha luogo negli spazi pubblici delle

principali città europee. Nello stesso anno vengono organizzate mostre di sculture monumentali

a Chicago e Madrid e un’antologica a Buenos Aires.
Nel 1995 espone un ciclo di pastelli alla Galleria Didier Imbert di Parigi e nel 1996 una

mostra organizzata alla Marlborourgh Gallery di New York presenta i suoi più recenti dipinti a

olio.
Tra il 1997 e il 1998 tiene importanti mostre al Museo Nazionale di Belle Arti a Santiago del

Cile e al Museo d’arte moderna a Lugano oltre a esposizioni alla Galleria Il Gabbiano a Roma,

alla Galleria Thomas a Monaco e alla Galleria Mario Sequeira a Lisbona e antologiche ai musei

de San Paolo, Rio de Janeiro, Montevideo e Monterrey.
Nel 1999 a Firenze espone le sue sculture monumentali in Piazza della Signoria e nel Piazzale

degli Uffizi e i dipinti e le piccole sculture nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio.

Il pensiero di Botero

Per Botero dipingere è una necessità interiore, ma anche un'esplorazione continua verso il

quadro ideale che non si raggiunge mai.
Il colore tenue, non esaltato, mai febbrile, si va costruendo in un ciclo di improvvisazioni

e di reazioni dove le ombre sono del tutto assenti perché, a suo avviso, sporcherebbero l'idea

del colore che egli vuole trasmettere.
A rompere la monotonia di tonalità appaiono e scompaiono vari oggetti del suo armamentario:

lampadine, mozziconi di sigaretta, mosche, tutto è indispensabile e tutto si modifica

continuamente durante la creazione.
Per riempire grandi campi di colore, l'artista dilata la forma, e uomini e paesaggi

acquistano dimensioni insolite, apparentemente irreali, dove il dettaglio diventa la massima

espressione e i grandi volumi rimangono indisturbati.
La distanza dell'artista, a cui non interessa la condizione umana, rende i personaggi

boteriani dei prototipi senza dimensioni morali o psicologiche, senza anima.
Non provano gioia né dolore, hanno lo sguardo perso nel vuoto o strabico, non battono le

ciglia, vedono senza vedere.
Grazie al distacco emotivo, la sua pittura acquista la dignità e la tranquillità del grande

classicismo.
Botero crede che il successo dipenda dal fatto che: "Bisogna descrivere qualcosa di molto

locale, di molto circoscritto, qualcosa che si conosce benissimo, per poter essere capiti da

tutti. Io mi sono convinto che devo essere parrocchiale, nel senso di profondamente,

religiosamente legato alla mia realtà, per poter essere universale."




Nella cartella principale sono incluse ulteriori 3 cartelle:

Botero 1949-1973 - 83 opere
Botero 1974-1985 - 61 opere
Botero 1986-2003 - 33 opere




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Botero 1949-1973
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Botero 1974-1985
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