De Sade - La filosofia nel boudoir
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La filosofia nel boudoir - De Sade
.: Informazioni Tecniche :.
Autore: Donatien Alphonse François de Sade
Titolo: La filosofia nel boudoir
Anno: 1795
Genere: romanzo - erotico
Pagine: 240
Formato: Doc - Txt
Dimensioni: 1.0 Mb.
.: Trama :.
L' opera è costituita da sette scene, in cui alcuni personaggi moralmente corrotti diventano gli iniziatori al rito del sesso di una giovane vergine. A guidare questa “celebrazione”, quasi nel ruolo di gran sacerdoti, sono un uomo e una donna: il “cinico” Dolmancè, dissoluto libertino e sodomita, e la “voluttuosa” signora di Saint-Ange. Quest’ultima viene incaricata da uno dei suoi numerosi amanti, di educare ai principi del più sfrenato libertinaggio sua figlia, l’”ardente” quindicenne Eugenie de Mistival. A contribuire alla sua formazione saranno chiamati anche il Cavaliere di Mirvel e due servitori, Augustin e Lapierre.
L’azione si svolge quasi totalmente all’interno di un “delizioso boudoir”, come si può leggere nella didascalia che apre il terzo dialogo. In tutto il testo ci sono indicazioni sui movimenti e le espressioni dei personaggi: essi arrosiscono, si turbano, palpitano, inorridiscono, si baciano, si toccano, escono ed entrano, senza contare gli innumerevoli gesti legati all’ambito del sesso.
Sade dice di dedicare il suo lavoro a tutti i libertini, alle donne impudiche, alle ragazze audaci e ai dissoluti affinché seguano l’esempio dei suoi personaggi per poter seminare “qualche rosa sulle spine della vita”: parla de “La filosofia nel boudoir” come di un’opera pedagogica, tanto da dire che “La madre ne prescriverà la lettura alla figlia”. Come nel teatro greco la tragedia trasmette regole sociali e morali a tutta la comunità che assiste alla rappresentazione, ricorrendo alle vicende di determinati eroi del mito, così Sade utilizza personaggi ben delineati, a tutto tondo, per insegnare a un determinato e limitato pubblico, le sue regole di vita. I suoi personaggi-profeti, portavoce della nuova legge, sono “eroi” assolutamente negativi, grandiosi nella loro crudeltà e nell’eccessività dei loro vizi.
Le sue parole ribaltano le regole della morale comune, annullano tutti i tabù e le colpe per cui invece sono puniti gli eroi della tragedia classica: in Sade non c’è alcuna condanna né terrena né ultraterrena. Un tabù alla base della vita civile come l’incesto, viene sgretolato praticamente subito, in modo leggero e indolore, nel primo dialogo, dove la signora di Saint-Ange ed il di lei fratello, il Cavaliere di Mirvel, hanno un esplicito rapporto sessuale.
C’è una sorta di rito di iniziazione drammatizzato, ma con un ribaltamento: Eugenie, all’inizio fanciulla da iniziare, ma anche vittima da immolare, diventa alla fine essa stessa iniziatrice e carnefice nell’ultima scena, senz’altro la più violenta, impressionante e sanguinaria dell’opera, dove si raggiunge l’apice di un crescendo continuo, che percorre tutto il testo. Anche qui c’è un incesto, cruento, scioccante, tra una madre e una figlia: il sacrificio di Eugenie, ormai convertita, trasformatasi da perseguitata in persecutore, viene sostituito dal sacrificio di sua madre, la signora de Mistival, rimasta ancorata alla vecchia moralità, simbolo incarnato di una presunta virtù.
L’uniforme flusso di pensiero al quale attingono i vari educatori, durante le “lezioni di teoria” è interrotto da un’abbondante dose di azione. Lunghe dissertazioni si alternano a scene in cui i personaggi agiscono esclusivamente col loro corpo, in pratiche sessuali e violente, sono coinvolti solo con le loro forti sensazioni fisiche, e non con la ragione. A dirigere queste “scene d’azione-eccitazione”, nel ruolo di “metteur en scene”, c’è Dolmancè, che prepara accuratamente i vari quadri, disponendo i personaggi, e decidendo il ruolo di ciascuno.
Un discorso molto più lungo è svolto attorno al libertinaggio, suddiviso nei temi: prostituzione, adulterio, incesto, stupro, sodomia.
Prima di tutto Sade attacca il pudore, affermando che esso non esiste nella natura ma, essendo nato dalla civetteria delle donne per suscitare maggior desiderio e nascondere i loro difetti, è il primo effetto della corruzione.
Per quanto riguarda la prostituzione, visto che i “desideri tirannici” dell’uomo devono avere libero sfogo, affinché non turbino il governo, le donne, tutte, devono sottomettersi ad essi. Nella natura, infatti, le femmine sono disponibili per tutti i maschi; sono “l’interesse, l’egoismo e l’amore” (“follia dell’anima”) a creare quei legami ingiusti che uniscono un uomo ad una donna. “Mai un atto di possesso può essere esercitato su un essere libero” dice Sade. In questa situazione, in cui tutte le donne sono messe in comune, ovviamente l’adulterio è reso nullo, così come l’incesto (“Non è un pregiudizio abominevole considerare delittuoso che l’uomo elegga per il proprio piacere l’oggetto al quale il sentimento della natura lo fa sentire più vicino?Tanto varrebbe dire che ci è proibito amare troppo coloro che la natura ci ingiunge di amare di più”).
Mentre dello stupro Sade si limita a dire che è meno grave del furto e che non fa che “mettere un po’ prima l’oggetto di cui ha abusato nella stessa condizione in cui l’avrebbero di lì a poco messa le nozze o l’amore”, più spazio è dedicato alla sodomia. Scrive che è ingiusto condannare un uomo solo perché ha gusti sessuali diversi; inoltre tutte le parti del corpo sono simili, non ve ne sono di “pure” e di “immonde”, ma sono tutte importanti allo stesso modo.
L’ultima sezione riguardante i delitti contro gli altri tratta dell’omicidio, anche questo giustificato dalla razionalità sadiana, punibile solo attraverso “la vendetta degli amici o della famiglia dell’ucciso”. L’omicidio non è contro natura: la distruzione è una legge, un bisogno naturale, perché la morte non fa che creare materia prima da cui la natura dà origine a nuove forme viventi.
.: Autore :.
Il conte Donatien-Alphonse-François de Sade, meglio conosciuto come Marchese de Sade, Divin marchese o semplicemente De Sade (Parigi, 2 giugno 1740 – Charenton-Saint-Maurice, 2 dicembre 1814) è stato un filosofo, scrittore, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico e politico rivoluzionario francese, delegato della Convenzione nazionale.
Autore di diversi libri erotici, drammi teatrali, testi vari e saggi filosofici, molti dei quali scritti mentre si trovava in prigione, è considerato un esponente dell'ala estremista del Libertinismo, nonché dell'Illuminismo più radicale. Il suo nome è all'origine del termine sadismo, atteggiamento che emerge dai suoi romanzi. Fu perseguito prima dal regime monarchico, poi dalla Rivoluzione Francese (a cui aveva aderito) ed infine anche dal governo napoleonico.
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