[Ebook-Ita-Fantasy-Pdf]Christopher Paolini - Eldest[survivalofmisa]

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Titolo originale: Eldest
Autore: Christopher Paolini
1ª ed. originale: 2005
Genere: Romanzo
Sottogenere: Fantasy
Anno di pubblicazione: 2005
Pagine: 593
Editore: Fabbri
Traduzione: Maria Concetta Scotto di Santillo


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Prosegue il viaggio di Eragon e del suo drago Saphira, dopo aver salvato la città dei Varden e dei nani, Tronjheim, dall'assalto dell' esercito di re Galbatorix. Ora Eragon deve mettersi in viaggio per raggiungere Ellesmera, la terra degli elfi, accompagnato dai fedeli amici Arya e Orik: solo così proseguirà l'apprendistato nell'arte della magia e della spada con Oromis e il suo drago Glaedr, ultimo cavaliere rimasto dopo la dipartita di Brom. Contemporaneamente a questo, Carvahall viene attaccata dai Ra'zac, che si accampano all'interno del piccolo villaggio. Roran, allora, guida gli abitanti di Carvahall contro i nemici. Vengono sconfitti, ma riescono a scappare e, dopo un lungo viaggio, riescono ad imbarcarsi su una nave, che li porta nell'accampamento dei Varden.
A Ellesmèra, invece, Eragon scopre che Arya, di cui si innamora, è figlia della regina elfica Islanzadi. Dopo un lungo periodo di duro lavoro con Oromis, parte per andare in guerra ad aiutare i ribelli contro l'esercito di Galbatorix. Durante la battaglia ritrova l'amico Murtagh, precedentemente rapito ed ora anch'egli cavaliere, col suo drago rosso Castigo, fedele a Galbatorix; Eragon scopre di essere figlio del malvagio Morzan (il cavaliere che tradì la sua stirpe) e fratello minore dello stesso Murtagh (detto perciò Eldest in inglese, il primogenito). Alla fine di Eldest, Murtagh prenderà Zar'roc da Eragon, dicendo che la spada di Morzan spetta al suo Eldest e non al figlio minore. A battaglia conclusa Eragon reincontra il cugino Roran, che nel frattempo è fuggito dai Ra'zac lasciando la città natale Carvahall per cercare di salvare gli abitanti del villaggio dalle atroci
sofferenze che avrebbero subito.


Incipit:
Una duplice sventura


Il canto dei morti è il pianto dei vivi. Questo pensò Eragon nello scavalcare il cadavere mutilato di un Urgali, mentre si levavano le lamentazioni funebri delle donne che portavano via le salme dei loro cari dalla piana intrisa di sangue del Farthen Dùr. Alle sue spalle, Saphira aggirò la carcassa ondeggiando sinuosa; le sue squame blu zaffiro erano l'unica nota di colore nell'oscurità che dominava la montagna cava.

Erano passati tre giorni da quando i Varden e i nani si erano battuti contro gli Urgali per difendere Tronjheim, la città-montagna alta un miglio nel cuore del Farthen Dùr, ma il campo di battaglia era ancora disseminato di cadaveri. L'enorme numero di caduti aveva rallentato le operazioni di sepoltura. In lontananza, una pira imponente rosseggiava ai piedi di un costone del Farthen Dùr: erano le carcasse degli Urgali che bruciavano. Nessun funerale e nessuna degna sepoltura per loro.

Da quando si era svegliato e aveva scoperto che Angela gli aveva guarito la ferita, per ben tre volte Eragon aveva tentato di dare il proprio contributo alla ricostruzione, ma era stato trafitto da dolori indicibili alla spina dorsale. I guaritori gli avevano somministrato varie pozioni da bere. Arya e Angela sostenevano che era perfettamente guarito. Eppure il dolore continuava a tormentarlo. Nemmeno Saphira era in grado di aiutarlo, se non condividendo la sofferenza trasfusa dal loro legame mentale.

Eragon si passò una mano sul viso e alzò lo sguardo alle stelle che si affacciavano dalla sommità aperta del Farthen Dùr, offuscate dal denso fumo nero della pira. Tre giorni. Erano trascorsi tre giorni da quando aveva ucciso Durza; tre giorni da quando la gente aveva preso a chiamarlo Ammazzaspettri; tre giorni da quando i residui di coscienza dello
stregone gli avevano devastato la mente, ed era stato salvato dal misterioso Togira Ikonoka, lo Storpio Che è Sano. Non aveva fatto parola con nessuno della sua visione, tranne che con Saphira. La lotta contro Durza e gli spiriti oscuri che lo controllavano lo aveva trasformato; se in meglio o in peggio, era ancora presto per dirlo. Eragon si sentiva fragile, come se un colpo improvviso potesse mandargli in frantumi il corpo e la mente che ancora dovevano ristabilirsi. E adesso era tornato sul campo di battaglia, spinto dal desiderio morboso di vedere le conseguenze dei combattimenti. Non trovò altro che l'inquietante presenza della morte e della decomposizione; nessuna traccia della gloria di cui narravano le antiche ballate eroiche.




Degno seguito di Eragon, l'opera prima di Cristopher Paolini, la trama si complica ed ora il libro non segue più solo le vicissitudini del protagonista, ma anche quelle del fratello dello stesso che assume un ruolo da co-protagonista.
Così vengono descritte, alternandole, le peripezie dei due fratelli fino all'incontro finale, mentre Eragon si troverà ad intraprendere il percorso che lo porterà a diventare un Cavaliere.
Questo libro, dove vengono svelati molti dei misteri del primo e ne vengono detti molti altri, ha sempre quel misto di azione, sentimento e riflessione introspettiva; inoltre i personaggi, ora accresciuti nella psiche e nel corpo, proseguono il loro cammino e la loro lotta contro Galbatorix.
Il legame tra Eragon e Saphira si rafforza sempre di più, fin quando i due non diventano un tuttuno, uno vede con gli occhi dell'altro e il loro pensiero diventa uno solo.
In questo episodio si vedono ancora draghi, nani ed elfi.
In questo secondo scritto si è un po’ persa la freschezza e la linearità del primo, doti che si fannao particolarmente apprezzare. Di contro vi sono scene potenti e descritte magnificamente, fra tutte la battaglia finale, che comunque lasciano soddisfatti il lettore e fanno ben sperare per quello che sarà il proseguo, ovvero il terzo libro dell'Eredità
Un ottimo libro, da leggere soprattutto se si è letto il primo.



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